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Il Pittore della Tenda

Una campagna di
Luminol Film

Contatti

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Luminol Film

Il Pittore della Tenda

Campagna terminata
  • Raccolti € 3.555,00
  • Sostenitori 24
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Film & corti

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Il Progetto

Ha girato l'Italia in lungo e in largo con un furgone carico di tele e storie da raccontare. Quando decideva di fermarsi per qualche settimana, issava una grande tenda verde nella piazza principale della città e allestiva la sua mostra, il suo grido contro la mafia. Emanuele Modica ha vissuto così, per 30 anni, da artista nomade, lontano dalle gallerie o dai musei, nonostante l'apprezzamento dei critici e le lusinghe dei galleristi. E così ha sfidato la mafia: vendicando con l'arte il brutale assassinio di suo padre.

Don Ciotti lo ha definito "precursore dell'idea di Libera"; uno come Sandro Pertini ha voluto elogiare il suo impegno civile; ha ricevuto premi internazionali, pubbliche onorificenze, l'apprezzamento e le lusinghe di critici, collezionisti e personalità del mondo della cultura ma lui è sempre rimasto per tutti, semplicemente, il Pittore della Tenda.

Nessuna scuola o accademia a far muovere sapientemente il suo pennello ma, “solamente”, il suo atroce vissuto: aveva 25 anni quando la mafia uccise suo padre Vincenzo, semplice contadino come lui, "colpito a lupara” per un fazzoletto di terra. Era a Palermo, nel 1961, e fu lui a trovarlo cadavere nel campo che insieme coltivavano e quella scena continua ad animare i suoi incubi ancora oggi che di anni ne ha quasi 80. L'arte è stata la sua salvezza e la sua vendetta, ma anche una missione a cui ha dedicato la sua intera esistenza, testardamente, sfidando pregiudizi, intimidazioni, minacce.

Da 15 anni la sua ormai celebre tenda giace impolverata e arruginita in un angolo della sua casa-museo, in provincia di Parma. Tuttavia, nonostante l'età avanzata, Modica ha deciso di tornare con un'ultima esposizione da realizzare lì dove tutto ha avuto inizio, a Palermo.                                        

Il 13 luglio del 1961, il contadino Vincenzo Modica veniva ucciso a Palermo con due colpi di lupara per essersi opposto all'esproprio del proprio terreno da parte dei mafiosi, per avere difeso dal cemento delle speculazioni edilizie quel fazzoletto di terra che era il pane della sua famiglia. Nel 2016, l'ottantenne Emanuele Modica, suo figlio, vive sui colli di Parma e riceve i visitatori nella sua piccola casa-museo, accompagnandoli in un percorso suggestivo di narrazione della sua vita di uomo e di artista. Modica è “il Pittore della Tenda”: per trent'anni ha girato l'Italia a bordo di un furgone per esporre la sua mostra contro le mafie all'ombra di una grande tenda, prima nelle piazze siciliane, poi in quelle del “Continente”. Un navigatore solitario che ha preferito vendicarsi con il pennello, affidando alla pittura il suo messaggio di denuncia, di rabbia, di rivolta. Con le sue mostre itineranti ha sfidato platealmente la mafia, riuscendo al contempo a commuovere e a scuotere l'anima di chi ha potuto ammirare le sue tele impregnate del dolore per il lutto subito e di desiderio di giustizia. La tenda, fatta eccezione per i mesi invernali, è stata anche la sua casa fino al giorno del suo ritiro, avvenuto nel 2001 a causa di un malore. Oggi è arrugginita e impolverata, esposta in un angolo del suo museo e visibile solo a chi va a fargli visita. L'artista infatti ha smesso di fare il nomade dell'antimafia e vive oggi una vita apparentemente serena, ospitato con sua moglie in un'antica canonica della provincia parmense - terra in cui si è sentito finalmente amato e accolto - occupandosi della piccola chiesa seicentesca e della sua esposizione permanente, continuando a dipingere o a scolpire il legno. In una delle stanze del suo museo, dietro una porta rossa, ha ricreato la scena dell'omicidio di suo padre, usando un manichino che è stato suo compagno di viaggio per tre decenni. In ogni piazza in cui erigeva la tenda, Modica ricreava in un angolo quella scena, in una specie di rituale utile a rielaborare il suo lutto. Una scena realistica e impressionante, spesso però incompresa e in molte piazze censurata.  Dopo 15 anni di ritiro forzato e nonostante gli acciacchi dell'età e la stanchezza, l'anziano artista decide di caricarsi di nuovo sulle spalle quel simbolo e di affrontare ancora una volta quel nemico che ha risalito l'Italia ed è giunto anche in Emilia, minacciandolo più volte di morte. Dopo decenni trascorsi lontano dalla sua terra, decide di fare un ultimo viaggio diretto proprio a Palermo, la città dove tutto è iniziato e che ha abbandonato definitivamente nel 1974, quando per tutti era ancora solo “il pazzo della tenda”. Decide così di rimettere in piedi la sua tenda e di realizzare una nuova esposizione a modo suo, in piazza, a contatto con la gente. Battezza questa mostra “Ultima Tenda” e inizia i preparativi proprio come faceva da giovane: richiede tutte le autorizzazioni necessarie, sceglie e prepara i quadri, fa visita ai collezionisti per chiedere qualche opera in prestito, prepara il furgone e infine si mette in viaggio, pronto ad attraversare un'ultima volta l'Italia. Il suo ritorno in Sicilia è un viaggio a ritroso nel tempo lungo il quale, abbandonandosi ai ricordi, il pittore della Tenda racconta la sua storia e le ragioni del suo “esilio”. Un viaggio che realizza però non più da solo, ma con l'affetto e le energie di alcuni giovani che in questi anni l'hanno conosciuto e apprezzato. L'ultima Tenda rappresenta così anche un passaggio di consegne che è una chiamata al senso di responsabilità, all'importanza di non voltarsi mai dall'altra parte.

L'ultima tenda è la mostra antologica di Emanuele Modica, dedicata a tutte le vittime di mafia,  che stiamo provando ad organizzare con l'artista per l'autunno 2016 a Palermo. Ma non si tratta solo dell'esposizione dei suoi quadri: il suo ritorno a Palermo rappresenta la riconciliazione dell'artista con la sua città, dopo averla abbandonata, incompreso, nel lontano 1974. E'  un evento in cui, per 2 settimane, sarà possibile dialogare con l'artista e ammirare le sue opere ma anche parlare di mafia ascoltando le testimonianze di alcuni familiari di vittime,  giornalisti,  autori e personalità invitate a raccontarsi sotto la grande tenda verde di Modica.

Consentire al Pittore della Tenda un suo ritorno in Sicilia e, al contempo, raccontarne la storia in un documentario, ci sembra il modo più bello per rendere omaggio a un uomo che ha dedicato tutta la sua esistenza alla condivisione e alla diffusione di un messaggio, portando avanti la sua personale battaglia contro la mafia in un modo splendido, con l'arte, e con un impegno e una coerenza fuori dal comune. Nonostante le lusinghe di critici e galleristi, Modica infatti ha sempre rifiutato le possibili gratificazioni personali, vivendo una vita umile ed evitando ogni possibilità espositiva alternativa a quella che lui scelse nel 1969: la piazza, il contatto con la gente.  Sostenere questo progetto è un modo per dirgli grazie ma anche per dare la possibilità a tante altre persone di consocere una storia bellissima e un artista straordinario.

Per finanziare l'intero progetto stiamo provando a coinvolgere sia i privati che le istituzioni. Ma è anche dal basso che una storia del genere merita di essere finanziata. Raggiungere l'obiettivo di 15.000 €  con questa campagna di crowdfunding ci darebbe la garanzia di poter allestire "l'ultima Tenda" a Palermo sostenendo tutte le spese relative. Come fosse una grande carovana ad accompagnare quel furgone carico di tele che, per un'ultima volta, attraverserà l'Italia.

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