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B.I.R.R.A. 2018Bagarre Internazionale delle Riviste Alternative

Una campagna di
Nie Wiem

Contatti

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Nie Wiem

B.I.R.R.A. 2018Bagarre Internazionale delle Riviste Alternative

B.I.R.R.A. 2018Bagarre Internazionale delle Riviste Alternative

Campagna terminata
  • Raccolti € 98,00
  • Sostenitori 6
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Libri & editoria

Una campagna di 
Nie Wiem

Contatti

Il Progetto

B.I.R.R.A. 2018

Bagarre Internazionale delle Riviste Alternative

Dopo anni di fermentazione, in cui sono morte e nate tante riviste, cartacee e online, sono cambiati i modi di comunicare, raccontare, illustrare, fake news e troll hanno invaso l’infosfera, torna la Bagarre Internazionale delle Riviste Alternative.

Cos’è B.I.R.R.A.?

La prima edizione di B.I.R.R.A. si tenne nel 2007 a Umbria Libri, organizzata dalle riviste Eleanor Rigby e Fam Frenulo a mano. Dopo un tour per l’Italia, nel 2010 B.I.R.R.A. approdò al Bartleby, spazio autogestito di Bologna.

B.I.R.R.A. intende dare alle riviste una possibilità e un luogo di confronto e visibilità, aprendo a tutti un mondo spesso conosciuto solo dagli addetti ai lavori. Realtà vivissime a livello locale, le riviste indipendenti spesso si scontrano con un mercato editoriale dove non sembrano trovare spazio.

Cosa sarà B.I.R.R.A. nel 2018?

Una nuova edizione del B.I.R.R.A. è in programma domenica 9 settembre al FARgO, spazio di arte movimento e ozio nel Parco del Cardeto, sotto il faro di Ancona.

B.I.R.R.A. 2018 ospiterà un mostra mercato delle riviste indipendenti, reading, incontri, dj set, birrifici artigianali e le grigliate di Mi Rancho.

B.I.R.R.A. 2018 è organizzata da

Argo

in collaborazione con

Accorretti

Le riviste invitate

Nazione Indiana

La Balena Bianca

Opera Viva

Not

L'indiscreto

Il primo amore

& altre

Si può aderire al BIRRA, inviando una email a accorretti@gmail.com


Ospite speciale

Vanni Santoni (1978), dopo l'esordio con Personaggi precari (RGB 2007, poi Voland 2013), ha pubblicato, tra gli altri, Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008), Se fossi fuoco arderei Firenze (Laterza 2011), Terra ignota e Terra ignota 2 (Mondadori 2013 e 2014), Muro di casse (Laterza 2015), La stanza profonda (Laterza 2017) e L'impero del sogno (Mondadori 2017). È fondatore di SIC – Scrittura Industriale Collettiva).


Programma

Dalle ore 15 alle 24 mostra mercato

Ore 17-18: reading a cura delle riviste

Ore 18-19: Vanni Santoni presenta il suo romanzo La stanza profonda (Laterza, 2017), archetipo della redazione immaginifica

Ore 19-20: tavola rotonda “Riviste ai tempi dei fake e dei like”. Cosa significa fare riviste quando tutto sta cambiando ma nulla cambia davvero?

Dalle ore 20 dj set + grigliate di Mi rancho


Estratti di riviste

Nazione indiana

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Lo straniero è colui che viene. Una nota al margine di Edmond Jabès

Intanto lo studio delle strutture cave.

Se scrivo questa nota sul greto della pagina è per prendere congedo da un doppio fraintendimento sulla parola straniero, e per vivificarne il senso attraverso la scrittura di Edmond Jabès.

Integrazione: non sappiamo più che farcene dell’inquieta dolcezza di questa definizione. L’abuso ne ha soffocato la lateralità, e il groviglio di radici. Ugualmente per l’immigrato o l’emarginato, essa si è risolta con una duplice congiura alla sua estraneità: il rifiuto o l’assimilazione sociale.

Eppure lo straniero sembrava essere giunto soltanto per ribadire che l’identità è una regione disabitata, o piuttosto quanto perdura a trattenersi come dissomiglianza.

Per lo straniero che ha appreso la sua totale estraneità, e dunque il continuo divenire altro, fingere un’amnesia non è abbastanza quando tutto tradisce il marchio d’una antica registrazione. Ma è proprio l’obbligo a ricordare a costituire, per lui, un’esortazione alla dimenticanza.

Così, rivolgendosi ad esempio alla razza e al genere– questi toni dell’essere da lui dismessi e che tuttavia non zittiscono l’umore tumultuante della loro superficie – egli si chiede: che farne ora del loro perimetro ancora bruciante di riconfigurazioni e di fermenti, di formicolii tellurici e archetipici?

OperaViva
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Antropofagie sincretiche

Dopo quasi cinquecento anni, questa storia perturbante dei primi incontri tra culture radicalmente diverse viene rielaborata in una performance che tenta di rielaborare un sincretismo antropofagico. Queste due parole sono fondamentali per intendere il disincontro tra queste due cosmologie che causerà uno dei più tragici genocidi nella storia dell’umanità. Etnocidio biologico e culturale. Gli Europei praticarono un attacco convergente verso la distruzione di ogni carattere autonomo – filosofico, religioso, culturale – delle popolazioni native. Attacco che continua specie in Brasile per l’azione simultanea di un governo para-golpista, con l’influenza determinante di fazendeiros (proprietari terrieri latifondisti) e missionari evangelici. Il governo della terra e dell’anima si allea per compiere l’estremo annullamento materiale e immateriale delle culture indigene. I fazendeiros vogliono penetrare nelle riserve per coltivare la soia, l’oro verde, corrompendo alcune persone ingenue e alleandosi coi politici corrotti; gli evangelici attuali (a differenza dei missionari cattolici che hanno evitato dopo il concilio di praticare l’evangelizzazione, in parte restaurata dal cardinale Ratzinger prima di diventare papa) hanno il compito «militare» di distruggere ogni cosmologia sacra per governare le anime con un rigido schema protestante, che da diversi anni sta penetrando e annullando ogni tradizione afro-brasiliana e nativa considerate eresie diaboliche.

La Balena Bianca
Risultati immagini per labalenabianca rivista di cultura militante

Geert Lovink e L’abisso dei social media

Lovink elabora una specie di tesi dello “sfruttamento” dei social media, evidenziando il pericoloso passaggio compiuto dalle pratiche basate sul codice html del web aperto (web 2.0) al “mi piace” e alle raccomandazioni che si manifestano all’interno di sistemi chiusi, i social media appunto. Egli teorizza la cosiddetta “economia del mi piace”, le cui conseguenze più dirette e tragiche sono l’appiattimento dei contesti sociali e la riduzione codificata delle complesse relazioni umane. Insomma, il quadro delineato è tanto tragico quanto reale. Tuttavia, l’autore pone l’accento anche sui numerosi tentativi di contrasto a queste tendenze. Ad esempio, il progetto di ricerca Unlike Us, avviato nel 2011 con lo scopo di riunire artisti, attivisti, programmatori e lavorare su un’idea di “social media alternativi”, vale a dire: decentralizzati, non-profit e che garantiscano la tutela della privacy. Per poter essere una valida alternativa a Facebook, secondo Unlike Us, occorre essere anticapitalisti.

Una grande parte della trattazione è riservata al modello d’impresa su internet, basato sul “gratuito e aperto”. L’autore ci pone di fronte a un quesito importante: quando è il caso di abbracciare e promuovere la produzione gratuita? Egli afferma:

“Dal software libero alla musica gratuita è andata così imponendosi la cultura della copia, rendendo difficile ai produttori di contenuti culturali guadagnarsi da vivere tramite la vendita diretta.”

Il Primo amore

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Il linguaggio del senso comune usato come un manganello

Quello che è in atto in questi tempi è uno stupro di gruppo del linguaggio. Il pensiero, di cui il linguaggio è l’espressione, resta a terra, rantola frasi deturpate, non arriva alla fine della frase. E un pensiero violato produce un’epoca violenta, il cui braccio armato è l’ignoranza. E l’ignoranza, come si sa, non la si toglie con il titolo di studio.

Il punto è che abbiamo tutti contribuito all’impoverimento del pensiero. Siamo tutti compromessi, non vale più tirarsi indietro. È solo per codardia intellettuale che in questi anni abbiamo infatti accettato di considerare i commenti a Facebook, a booking.com o a Tripadvisor come nuove espressioni di democrazia. È solo per carenza di immaginazione politica che abbiamo scambiato uno sfogatoio per un’agorà; ed è da qui che carica il colpo il manganello del senso comune.

Abbiamo accettato che un albergatore, un ristoratore, o un cittadino potessero diventare ostaggi di una lingua modulata sul linciaggio, di frasi e tweet con le vene gonfie per la rabbia, di “mai più”, “andatevene a casa”, “non siete neanche capace a fare i letti”, “i vostri cessi gridano vendetta”, “fate schifo”, e “che i nostri figli vi facciano pagare cara l’attesa della pizza”.

L'indiscreto


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La risposta dell’arte contemporanea all’eccesso di immagini

Secondo un rapporto del 2015 di Magisto, ogni proprietario di uno smartphone crea circa cinque nuove immagini al giorno (e, cosa più importante, ne conserva in memoria  sul proprio telefono una media di 630).
Tuttavia, i numeri possono aumentare facilmente: ognuno di noi può essere testimone di questo processo semplicemente prendendo in considerazione la propria frenesia di registrazione visiva. I social network, già straripanti di fotografie, si orientano sempre più alla gestione e alla condivisione di immagini. Un fenomeno che ben esemplifica questo processo è la crescita esponenziale di Instagram, che miete nuovi utenti a un ritmo sempre più alto.

In una situazione come questa, è banale parlare di Image Overload: viviamo in un mondo in cui le immagini ci dominano da tutti i lati. Una realtà dove il nostro orizzonte dell’immaginazione è da ricercare fra un album di fotografie di nostra cognata a Rosignano Solvay e la nuova collezione di Gucci.

Tornando a Benjamin, possiamo affermare con certezza che l’incredibile diffusione che la fotografia ha avuto negli ultimi anni in qualche modo conferma la predizione del filosofo e sociologo tedesco negli anni ’30 del secolo scorso. Facendo un passo avanti, possiamo riprendere Susan Sontag che nel suo saggio Nella Caverna di Platone, affermava:

«Le fotografie alterano e ampliano le nostre nozioni su ciò che vale la pena guardare e ciò che abbiamo il diritto di osservare».


Not

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Google Messiah

 L’idea di fondo è che la specie umana sta muovendo verso un nuovo stadio evolutivo caratterizzato da una fase post-darwiniana nella quale l’evoluzione non sarà guidata solamente dalla selezione naturale ma sarà autodeterminata grazie alla robotica, dalla genetica e dalle nanotecnologie.

Stiamo entrando, di fatto, in un terreno scivoloso che mescola fantascienza, tecnologia e genetica sino a portarci sulle orme di un futuro definito generalmente transumano, che consentirà all’umanità di superare l’eterogeneità razziale e culturale a partire esclusivamente dalla capacità di evolvere in una specie geneticamente e intellettualmente superiore. In questo terreno ibrido si colloca il Selfish ledger, un terreno per certi versi fantascientifico, al cui cuore esiste tuttavia il sogno transumanista di creare una specie umana priva delle vulnerabilità e delle debolezze di quella in cui siamo nati. In questo senso il Ledger si propone di accumulare i dati della nostra generazione e delle generazioni passate e future in modo tale da modificare e controllare il comportamento e la condotta di ciascuno. In generale, la capacità del Ledger di decidere per noi è stata messa in relazione alla Sentient Global Simulation, una specie di tecnica militare spesso descritta come l’equivalente della pillola rossa in Matrix e in base alla quale l’umanità si troverebbe a vivere finalmente in una specie di mondo simulato dove fa da cavia umana all’intelligenza artificiale.A prescindere dalle interpretazioni possibili, il fatto è che l’ipotesi stessa di affidare il futuro umano all’intelligenza artificiale ben si inserisce nel contesto della riflessione transumanista che non a caso filtra sempre di più nel suo strano delirio dentro i media tradizionali. Zoltan Istvan per esempio ne parlava nel Guardiancome una opportunità: «Potrebbe essere saggio da parte nostra metterci nelle mani di un’intelligenza macchinica che possa e sappia prendere le decisioni migliori per la maggioranza delle persone. È esattamente quel che sarebbe dovuta riuscire a fare la democrazia.»


Cosa faremo con i soldi?


Commenti (3)

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