Una campagna di
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Recuperiamo un antico mulino a pietra abbandonato per macinare i nostri grani antichi e difendere la sicurezza alimentare
L’Idea consiste nel recupero dell’antica macina in pietra del paese di Orosei. E’ una macina imponente, che mi ha affascinato la prima volta che l’ho vista e di cui ne ho capito subito le potenzialità. E’ in pietra naturale degli anni 60, che ha funzionato fino al 2000, ma che ha ancora molto da dare. Occorre acquistarla, restaurarla e riaggiornarla in modo da renderla rispondente ai moderni standard di sicurezza e di igiene. La mia figura è inserita all’interno di un team multitasking, la cui volontà è rendere il mulino nuovamente attivo, farla diventare un punto di riferimento per l’intera Baronia, in modo che al suo interno possano essere macinati i grani antichi che da diversi anni coltiviamo e possa essere ripresa la coltivazione del grano nel territorio. Come associazioni abbiamo sempre sottolineato l’importanza della coltivazione del grano, soprattutto di grani antichi e con riconosciute proprietà salutari. Il progetto per la creazione dell’impresa nasce dalla collaborazione dell’Associazione di cui sono vicepresidente (Tricumonoro di Orosei) e dell’Associazione Semene di Nuoro. Entrambe le Associazioni hanno una piccola macina in pietra, che ha permesso di acquisire diversi anni di esperienza. Con questa macina potrebbe essere fatto un vero servizio al territorio
L’impianto è un impianto di macinazione per grano duro, formato essenzialmente dal mulino a pietra, dal plansichter e dalla semolatrice. Il mulino a pietra ha una macina in pietra naturale da 120 cm. Plansichter e semolatrice sono in legno. Tutto l’impianto, seppur in buone condizioni, avrebbe bisogno di essere rivisto
è il grano antico per eccellenza ed il primo ad essere stato domesticato dall’uomo. Ha un eccellente profilo nutrizionale, poiché ha un contenuto proteico che arriva fino al 22%, ha contenuti di carotenoidi molto superiori a quelli del grano tenero, ha un elevatissimo contenuto in carotenoidi e in vitamina E. Tutte le varietà hanno un glutine poco tossico ed alcune di quelle da noi coltivate, secondo recenti ricerche, avrebbero attività preventiva verso la celiachia se consumate da dopo lo svezzamento in sostituzione di grano tenero e duro. Il grano monococco quindi, se coltivato e consumato maggiormente, diminuirebbe, nel lungo periodo, l’incidenza di patologie legate
Questo grano duro è stato coltivato per decenni in tutta Italia, a partire dagli anni ’30 del 1900. In Sardegna ha rappresentato la storia del grano, poiché si è diffuso in modo molto capillare e non è mai stato totalmente abbandonato. Presenta un sapore molto deciso
Il progetto abbraccia diversi ambiti:
1. Ambito economico poiché ci permette da una idea di creare impresa, impresa destinata a crescere poiché giornalmente constatiamo una sempre maggiore attenzione ai temi della salute, dell’alimentazione e della prevenzione delle malattie
2. Aspetto sociale poiché ci permette di potenziare i gruppi che abbiamo creato, e contribuire alla riscoperta dell’agricoltura e alla coltivazione dei cereali in zone in cui è stata abbandonata e portare un reddito al territorio. Inoltre, lavorando cereali antichi e minori, promuoviamo la biodiversità del territorio, dell’ambiente agrario e dell’alimentazione. Tornare a coltivare significa anche favorire la nascita di nuove imprese nel territorio, facendolo rivivere oltre che poter dare posti di lavoro aggiuntivi
Vogliamo poter lavorare i nostri grani, poter costruire un patto con gli agricoltori ed i consumatori per poter offrire ai primi, la giusta remunerazione slegata dal prezzo di mercato delle commodities, ai secondi un prodotto di qualità che non scenda a compromessi.
Il progetto di recupero del mulino si pone in un momento di progressiva diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli, che subiscono la concorrenza dei prodotti agricoli di importazione prodotti quasi sempre non rispettando regole che in Italia sono obbligatorie, ed una attenzione sempre maggiore alla qualità e alla provenienza dei prodotti. All’interno delle nostre Associazioni ci siamo sempre opposti a questo, ed il recupero di questa macina in pietra con la possibilità di fare impresa e chiudere una filiera rappresentano la concretizzazione delle idee di onestà e giusta retribuzione per chi produce e di trasparenza e lealtà verso chi consuma.
Mi chiamo Lorenzo e sono un ragazzo di 29 anni, di Padova. Quando avevo 4 anni ho deciso che avrei fatto impresa in campo agricolo e da allora ho sempre portato avanti questa idea. Ho studiato scienze agrarie all’ Università di Padova, dove mi sono laureato nel 2014. In Italia ho lavorato per la cooperativa Iris Bio di Calvatone (CR), dove ho acquisito notevole esperienza e conoscenze sull'agricoltura biologica. Ho avuto 3 esperienze all’estero, la prima nell’ambito del programma “Erasmus” in Germania, dove ho trascorso 6 mesi, la seconda in Belgio, come assistente per Unioncamere Veneto, dove ho seguito i lavori della commissione AGRI del Parlamento Europeo, la terza in Germania, dove ho partecipato al programma di scambio europeo “Erasmus per giovani imprenditori”, lavorando in una azienda agricola biologica per 6 mesi. Ho cominciato nel 2010 ad occuparmi di frumenti antichi, appassionato dal fatto che potessero offrire prodotti più salubri con meno spese per l’agricoltura. Nel 2012 sono venuto a conoscenza del progetto “grano monococco ad Orosei” a cui mi sono appassionato e su cui ho scritto una tesi di laurea che mi ha consentito di ottenere il massimo dei voti nel 2014. Poi ho lavorato, sono andato all’estero, ciononostante ho continuato a distanza il mio impegno con l’Associazione, fino alla decisione, nel marzo 2016 di trasferirmi in Sardegna. Ritengo questa regione un territorio ricco di opportunità, e la mia scelta di trasferirmi qui da Padova è perché credo fermamente in questo e perché voglio fare impresa in questo territorio.
Nelle nostre associazioni siamo sempre partiti da zero, conquistando la fiducia della gente lavorando sodo e puntando sempre al migliore dei risultati. Vogliamo continuare a percorrere questa strada, convinti che sia più faticosa, ma più coerente. Su quello che ho fatto, insieme ai soci ed al direttivo dell’associazione, ci ho sempre messo la faccia, e voglio continuare a farlo. Sono convinto perciò che i migliori sostenitori del nostro progetto siano coloro i quali comprano i nostri prodotti, perché un solido progetto si regge su un solido gruppo. Credo inoltre moltissimo nelle reti e nella condivisione delle idee, per cui cerco persone che sposino questo progetto. E intendo dare importanza a chi sostiene questo progetto, come ho sempre fatto nelle associazioni di cui faccio parte.
I soldi che ricevo verranno utilizzati per la creazione dell’attività molitoria, e verranno utilizzati, in base a quanti ne riceverò, secondo delle priorità che elenco di seguito:
1. Acquisto del mulino. Il mulino va acquistato e per tale operazione vengono richiesti circa 10000 euro
2. Restauro e revisione del mulino. Il mulino va spostato, restaurato e vanno rivisti i filtri di areazione e gli elevatori. Per tale operazione sono richiesti circa 5000 euro
3. Aggiornamento della linea produttiva. Una volta che è possibile mettere in funzione l’impianto, le altre priorità sono l’acquisto di macchinari complementari, con lo scopo di rendere le farine sicure dal punto di vista igienico-sanitario. Ad esempio la spietratrice, per togliere dal prodotto le pietre. In questo terzo step l’idea è quella di investire per produrre ai costi più bassi
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