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In Italia la parola rom è quasi sempre associata a una condizione di precarietà, alle cicliche emergenze e “al campo nomadi”. Le stime parlano di non meno di 200.000 rom residenti in Italia. Di questi circa 40.000 vivrebbero in situazioni di disagio abitativo, che siano baracche, container, “centri d'accoglienza” in muratura o edifici fatiscenti occupati.
La maggior parte dei rom, quindi, non vive nei campi, ma nelle case e affronta i problemi quotidiani come tutti. “Fuori Campo” racconta alcune di queste storie, diverse tra loro, nelle premesse, nel contesto, nelle prospettive, ma tutte qui e ora, nell'Italia di oggi. Sono le storie di uomini rom che scelgono di non vivere in un ghetto, che percorrono strade complesse e originali di resistenza ed emancipazione. Sono storie che parlano del nostro paese, della storia e dell'attualità di Cosenza, Bolzano, Firenze e Rovigo, di come in queste città si costruisce il rapporto con l’alterità, del senso vero della partecipazione politica.
Protagonisti di questo documentario sono Sead Dobreva, Kjanija Asan, Leonardo Landi, Luigi Bevilacqua che hanno aperto una finestra sulla loro vita, lasciando che la telecamera di Panariello varcasse l’ingresso delle loro case, mostrasse il volto dei propri figli e parlasse delle proprie ansie e speranze; mostrando un mondo familiare ma inaspettato.
GRAZIE ALLA LORO DISPONIBILITÀ, la telecamera di Sergio Panariello sfata l’ingannevole rappresentazione mediatica dei rom fondata sul comune pregiudizio che li vuole popolo votato al nomadismo, all’illegalità e all’asocialità; dimostra l’infondatezza delle politiche nazionali e locali che in Italia da più di vent’anni pensano queste comunità solo come un problema di ordine pubblico.
Prodotto da Figli del Bronx con le associazioni OsservAzione e Compare, da anni impegnate sul tema dei diritti di rom e sinti in Italia, il documentario è già stato proiettato in molte città italiane. Ma vogliamo fare di più! I 5000€ raccolti serviranno infatti a finanziare la sua diffusione. Con una donazione minima di 10€ riceverai in omaggio una copia del documentario: non aspettare, prenota la tua copia e aiutaci a combattere il pregiudizio!
Leggi le testimonianze:
«Prima di cominciare questo documentario – ha spiegato il regista Sergio Panariello – pensando ai rom avevo in mente la visione del campo e li associavo all'idea del nomadismo, proprio perché l’immagine che abbiamo è quella che ci viene sempre mostrata ed è la più riconoscibile. Poi, grazie alla ricerca svolta in giro per l'Italia con le associazioni Compare e Osservazione, e ai rom che ci hanno aperto le porte delle loro case nelle varie città, la mia conoscenza si è ampliata. Purtroppo riusciamo più facilmente a ragionare per stereotipi, proprio per questo credo che sia importante adottare una visione "fuori campo"».
«Ho deciso di prendere parte a questo progetto – ha dichiarato Luigi Bevilacqua, uno dei protagonisti - perché volevo che uscisse fuori la realtà dei rom di Cosenza, di cui non si parla mai. Mi interessava denunciare l’esistenza dei campi, che siano fatti da case in muratura o da baracche: restano sempre un modo per ghettizzare i rom e isolarli».
«Abbiamo prestato la nostra immagine – ha aggiunto Sead Dobreva, un altro protagonista - per far conoscere persone che vivono una vita normale e far vedere che ci sono rom capaci di lavorare e avere una vita sociale come tutti. Da un lato vogliamo mostrare ai rom che esiste un’alternativa ai campi e dall’altro dire alle amministrazioni che l’inclusione non si fa spendendo soldi per costruire “villaggi attrezzati” e abbandonando lì le persone, ma offrendo percorsi lavorativi».
«Fuori campo – ha sottolineato Francesca Saudino dell’associazione OsservAzione - nasce per dar voce alle tante persone rom che abbiamo conosciuto in questi anni, quelle che non sono mai sotto i riflettori. La nostra idea è che conoscere queste storie può contribuire a rovesciare l’immaginario stereotipato e carico di pregiudizi che riguarda i rom ma anche a dimostrare la totale infondatezza e la mancanza di lungimiranza delle politiche (e delle economie) dei ghetti».
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