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Sergio Bramini, è un imprenditore vecchio stampo che per salvare la sua azienda e per onorare gli stipendi dei suoi collaboratori si è fidato dello stato che gli doveva oltre 4.000.000 di euro!
Dopo anni di difficoltà finanziarie dovute ai mancati pagamenti da parte dello stato Sergio cerca di chiudere l'attività ma essendo un’azienda che offre un servizio pubblico (smaltimento di rifiuti per una rete di comuni) gli impediscono di farlo con un provvedimento d’urgenza invocando il superiore interesse della collettività, lasciandogli come unica alternativa il carcere.
A quel punto Sergio, prosegue nella sua attività finanziando la sua azienda con i soldi personali guadagnati in una vita di lavoro e sacrifici, nella speranza che lo Stato paghi il debito contratto con lui.
E invece il pagamento non arriva e finite le risorse personali Sergio decide di ipotecare la sua casa e i suoi uffici per avere i fondi necessari per continuare a tenere in piedi l’azienda, non per sua scelta, ma per obbligo. Nonostante da anni non gli venga pagato il dovuto è costretto a erogare i servizi e anticipare soldi. Finiscono anche i fondi ottenuti dai mutui ipotecari accesi per sostenere il servizio pubblico. Ne consegue il fallimento che Lui determina in proprio. La situazione non solo è drammatica ma anche paradossale.
Intervista LE IENE del 17-10-2017
"Abbiamo portato avanti cinque anni di cause legali contro il sistema ma è come andare contro un muro di gomma" afferma Sergio Bramini “Nonostante evidenti anomalie burocratiche e ingiustizie il 18 maggio dovrò lasciare la mia casa che NESSUNO ha comprato!”
"Il 18 maggio per liberare la casa, useremo la forza se necessario" dice il Questore, ignorando il fatto che la prima casa di Sergio ospita anche figli minori.
“Adesso non abbiamo più tempo da perdere” dice Sandro Feole che attraverso l'associazione San GiuseppeImprenditore, del quale è il vice presidente, si occupa di composizione di crisi come quella di Bramini. “Quando mi hanno presentato Sergio ho pensato subito ad Andrea Maurizio Gilardoni e sua moglie Lucijana che attraverso Credito Italia hanno l'organizzazione e le competenze per poter aiutare in modo concreto Sergio. Insieme abbiamo deciso di organizzare una raccolta fondi per giungere a circa 450.000€, somma che consentirebbe di avviare la trattativa con il curatore e le banche al fine di stralciare le posizioni dei creditori e chiudere la vicenda una volta per tutte.”
"Oggi, questa è l'unica soluzione pratica e concreta per risolvere questo problema alla radice, lasciandoci alle spalle e ad altre sedi, le ingiustizie subite dalla famiglia Bramini. Adesso la priorità è salvare la dignità e la casa di questa famiglia che ne ha già viste troppe" dice L'imprenditore Andrea Maurizio Gilardoni fondatore con la moglie di Credito Italia che ha contribuito alla prima donazione e ha messo a disposizione gratuitamente la struttura e le competenze.
1. Trovare un accordo economico con le parti coinvolte (il curatore fallimentare e la banca che ha erogato il mutuo per sostenere l'azienda)
2. Avviare una raccolta fondi per avere il denaro necessario per la chiusura di questa posizione attraverso una raccolta fondi con il maggior numero di canali attivi,
3. Estinguere la procedura esecutiva in corso, ossia risolvere definitivamente il problema del debito, bloccare il pignoramento e lo sfratto.
“Ci auguriamo che una volta iniziate le trattative economiche, come sempre accade “ dice Gilardoni” l'asta venga sospesa e lo sfratto del 18 maggio venga annullato.”
"Mi impegnerò per rappresentare tutte le persone che hanno subito le mie stesse ingiustizie per aiutare, chi come me è vittima della burocrazia e dello Stato che scarica il barile" dice Sergio Bramini che comunque spera fino all'ultimo che lo Stato si faccia avanti di fronte a un’ingiustizia evidente e paradossale!
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