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C'era una volta... sostegno alla genitorialità nei centri antiviolenza

Una campagna di
LIberamentedonna

Contatti

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LIberamentedonna

C'era una volta... sostegno alla genitorialità nei centri antiviolenza

Campagna terminata
  • Raccolti € 51,00
  • Sostenitori 6
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Comunità & sociale

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LIberamentedonna

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Il Progetto

COSA E’ ?

PERCORSO DI SUPPORTO ALLA GENITORIALITA’ PER DONNE E MINORI VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA

“C’era una volta…” è un progetto sperimentale, pensato come un laboratorio di espressione creativa per donne e minori che vivono nei centri antiviolenza ed ha in sè l'ambizione di generare buone prassi nel percorso di autodeterminazione.

La finalità ultima è quella di dare alle madri la possibilità di essere sostenute nella loro genitorialità, spesso fortemente compromessa dal trauma di abuso e dal maltrattamento subito all’interno delle mura domestiche, mantenendo attivo il focus sui/lle loro figli/e.

Scopo collaterale del progetto è cercare di interrompere l’evoluzione intergenerazionale della violenza in un’ottica di riduzione del danno, attenuando quindi le conseguenze sui minori, attraverso la riorganizzazione dell’attaccamento alla figura materna.

PERCHE’ parliamo di relazione compromessa dall’abuso? *(leggi tutto…)

COME E' ?

Le attività laboratoriali rafforzeranno la relazione che le donne hanno con se stesse, partendo dalla consapevolezza del proprio corpo e delle proprie sensazioni.

Ogni donna quindi potrà rimettersi in gioco prima come soggettività forte, poi come madre. Ai bambini invece verrà data la possibilità di esprimere bisogni ed emozioni, attraverso attività ludico-educative che stimolano comportamenti funzionali alla relazione con la madre.

ATTIVITA’ PREVISTE

Il percorso prevede 4 fasi interdipendenti da realizzare in circa 8 mesi. Il contesto in cui si svilupperanno le attività prevede una profonda ed intima relazione di gruppo. Ogni laboratorio sarà condotto da professioniste esperte.

1 fase: Laboratorio sui linguaggi espressiviLe altissime potenzialità del laboratorio aprono la frequentazione anche alle donne senza figli. Sono previsti due momenti paralleli: - sperimentazione tecniche del linguaggio teatrale, uso del corpo e della voce in funzione creativa, conoscenza e uso consapevole dello spazio, qualità del movimento, narrazione, scrittura creativa e improvvisazione; - consapevolezza delle proprie potenzialità di portamento e postura, attraverso il movimento del corpo nello spazio.

2 fase: “Sono una donna e sono anche madre”Donna e madre, due identità separate ma conviventi. Ci sarà l'opportunità di confrontarsi nel rapporto con i propri figli, attraverso attività “metafora” e role playing, puntando sulle risorse di resilienza e sulle competenze relazionali ed educative, quindi sui punti di forza propri e quelli dei bambini. Sarà facilitato lo scambio aperto, il rispetto dei tempi e l’ascolto libero del proprio dialogo interiore, in un contesto nuovo e protetto, estraneo da stereotipi e giudizi.

3 fase:“Adesso tocca a me!”Il titolo nasce dalla forte richiesta dei bambini di sentirsi al pari con le madri nell’ascolto che i centri offrono loro. Laboratorio ludico-educativo dedicato ai soli bambini. Verranno proposte attività espressive, ludiche e di completamento. Sono quindi previsti giochi educativi sul rispetto e sulla gestione dei conflitti.

4 fase: “Ricominciamo insieme” Laboratorio ludico-manipolativo dedicato alla diade madre-figli. Si svolgeranno attività espressive significative, capaci di far emergere stili comunicativi ed educativi. Le mamme e i figli avranno l’opportunità di condividere il loro tempo in attività comuni fino a cimentarsi nella costruzione di elaborati finali da proporre ad una festa di fine progetto.

CHI SIAMO?

L’associazione Libera...mente Donna ets è promotrice del progetto.

L’entusiasmo delle donne e i bambini del centro antiviolenza all’idea di attivare tale percorso laboratoriale ci ha fatto comprendere quanto sia per loro importante sperimentarsi e ritrovarsi.

Le figure professionali attive durante il percorso saranno:

- Simona Troiani, esperta di linguaggi teatrali e regista teatrale

- Marina Manno, esperta di danza e insegnante di danza

- d.ssa Ilaria Petrelli, psicologa, educatrice, insegnate della scuola primaria e coordinatrice del progetto.

- d.ssa Annamaria Giorgetti, psicologa, psicoterapeuta e referente area minori del centro antiviolenza Liberetutte di Terni

Si ringraziano: Foto Nunù per gli scatti fotografici, Retrovisore filme Naharti filmper il video promozionale , in particolare Giordano Torreggiani, Filippo Proietti e Luca Pelosi, l’attrice Alice Visconti, i piccoli Samuele e Tommaso, Busthard Studios per le registrazioni, il Caos Terni, Schwinn Centere Hamartia per aver messo a disposizione le loro sale, la professionalità di Simona Troiani e Marina Manno, Deianira Migliore per aver elaborato il logo, tutte le volontarie e le operatrici deI centri antiviolenza di Terni e Perugia che hanno sempre creduto nel progetto e che quotidianamente lavorano con resistenza e passione nel contrasto alla violenza di genere.

PROMOZIONE

Il progetto sarà promosso sul territorio umbro attraverso incontri pubblici presso biblioteche e centri aggregativi.

Durante le attività sarà allestita una mostra fotografica in cui verrà presentato il concept del laboratorio in chiave artistica. Luoghi e date da definirsi in base ai tempi di realizzazione (v. sito). La mostra sarà curata da Foto Nunù, in collaborazione con le performance curate da Hamartia. Potrai seguire aggiornamenti anche dal sito www.liberamentedonna.it  o dalla nostra pagina Facebook.     

Ringraziamo tutti e tutte coloro che ci sosterranno in questo progetto sperimentale a cui dedicheremo il massimo delle nostre forze!

* PERCHE' parliamo di relazione compromessa dall’abuso?torna su

Dalla profonda esperienza dei centri antiviolenza, in Italia e nel mondo, emerge come il rapporto genitoriale e la relazione della diade sia altamente compromessa dal trauma di abuso e maltrattamento domestico subito.Un ambiente che minaccia l’integrità della persona, si riflette sulla capacità di pensare a sé e agli altri.

Tra le maggiori fratture relazionali causate dalla violenza domestica, nelle madri si può riscontrare una forte disorganizzazione nell’agire con determinazione per se e per i figli, un’insicurezza nel gestire i conflitti, un’autorevolezza deficitaria o addirittura un’alta passività, come, al contrario, una presenza di autoritarismo e aggressività, una difficoltà a “vedere” il proprio figlio e a riconoscere i suoi bisogni, cecità prodotta dalla stessa difficoltà a vedersi come persona, come donna e come mamma. Tali condizioni sono dovute all’adattamento della persona maltrattata ad un contesto controllante e denigrante, per cui la violenza del marito/compagno innesca dinamiche di tensione e disgreganti.

Nei bambini si riscontra spesso una genitorialità inversa, in cui sono i figli a sentirsi in dovere di proteggere la madre dalla frustrazione e dal pericolo, a volte sono estremamente timidi, muti per scelta. Al contrario, accade che agiscono violenza verbale e/o fisica anche verso se stessi o altri conviventi del centro o manifestano odio nei confronti delle mamme perché le percepiscono come coloro che li hanno strappati dalla quotidianità, non avendo abbastanza risorse per comprendere che invece sono stati coraggiosamente preservati dal pericolo.

Frequentemente quindi, a causa di un vissuto di maltrattamento domestico, viene a mancare quella fiducia e sicurezza di base fondamentali nella diade madre-figlio, modello di crescita e di apprendimento di relazioni funzionali future.

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ENGLISH VERSION

ONCE UPON A TIME… WORKSHOP

ABOUT

WORKSHOP MEANT FOR SUPPORTING PARENTHOOD FOR WOMEN AND CHILDREN VICTIMS OF DOMESTIC VIOLENCE.

"C’era una volta..." (“Once upon the time...”) is an experimental project, conceived as a workshop in which the creative expression of every woman and child living in the shelters to generate good practises for self-determination path.

The main purpose is to give the mothers who are hosted in the “Liberetutte” shelter the possibility of receiving assistance in the relationship with their children, often significantly compromised by the trauma of abuse and mistreatment suffered inside their home.

HOW?--

The project aims to awaken in women a deep awareness of their body and their sensations as a starting point from which regain time and space around them and face with greater determination the relationship with their children. So, throughout laboratory activities, every woman can get back into play, first as a strong subjectivity, secondly as a mother. At the same time, the workshop allows children to experience the possibility of expressing themselves in their emotions and needs in a neutral and protected space, orienting them towards functional attitudes and behaviors, specially in moments of higher conflict and frustration with the mother figure.

WHY do we talk about a relationship compromised by abuse? (read more…)

PLANNED ACTIVITIES:

The workshop experience includes 4 interdependent stages to be implemented in about 8 months. Each activity will take place in the context of a group relationship and will be conducted by experienced professionals.

1 stage: "Workshop on expressive means". The attendants will go through two parallel phases. In one they will experience the theatrical language techniques: the use of the body and the voice in a creative function, the knowledge and the conscious use of space, the perception of movement, the narration, the creative writing and improvisation; in the second phase, through body movement they can reach the awareness of oneself potential of bearing and posture.

2 stage: "I am a woman and I am also a mother".Woman and mother, two separate identities, cohabitants of the same person. The workshop meetings would give mothers the opportunity to confront with their children through "metaphor" activities and role playing, focusing on resilience resources and on relational and educational skills.

3 stage: "Now it's my turn!" Related to this need we are developing an educational workshop dedicated to children only. Expressive activities, educational games on respect and conflict mamagement will be proposed. 

4 stage: "Let's start again together"A ludic workshop dedicated to the mother-child dyad. Significant expressive activities will take place, capable of bringing out the communicative and educational aspects. Mothers and children will have the opportunity to share their time in common activities up to a final processing of their creative experiences in an exibition/party at the end of the project.

During the activities and at the end of the project, a photographic exhibition will be set up in which the workshop’s concept will be presented in an artistic key. Places and dates are to be defined based on the time of the realization (site). The photographic exhibition will be curated by Foto Nunù, with performance collaboration by Hamartia. At the same place, the promotional video of crowdfunding, published by Retrovisore filmeNaharti film.

You can also follow the updates from the website or on Fb

We thank all those who will support us in this experimental project to which we will devote the maximum of our strength!

* WHY?

From deep experience within the anti-violence shelters emerges, in Italy and worldwide, how the parental relationship and the relationship of the mother-child dyad is highly compromised by the trauma of abuse and domestic mistreatment. An environment that threatens the integrity of the person, therefore, is reflected on the ability to think about herself and others. Among the major relational fractures caused by domestic violence: a mother can find a strong disorganization in acting with determination for herself and their children, insecurity in managing conflicts, a deficient authority or even a high passivity, such as on the contrary, a presence of authoritarianism and aggression, a difficulty in "seeing" one's child and recognizing his/her needs, blindness produced by the same difficulty in seeing oneself as a person, as a woman and as a mother. These conditions are due to the adaptation of the abused person to a controlling and denigrating context, in which the violence of the husband / partner triggers dynamics of tension and division. In children there is often a reverse parenting, in which the children feel obliged to protect their mother from frustration and danger, sometimes they are extremely shy, mute by choice. On the contrary, it happens also that they use verbal and / or physical violence towards oneself or other cohabitants of the shelter or manifest hatred towards mothers because they perceive them as those who have deprived them from the everyday life, not having enough resources to understand that instead they have been courageously preserved from danger. Therefore, frequently, due to an experience of domestic mistreatment, basic trust and the sense of security is lost in the mother-child dyad, which represents a model of growth and learning for future functional relationships.

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