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Arrebol, luci sulla Colombia

Una campagna di
Alberto Bile e Francesco Buonocore

Contatti

Una campagna di
Alberto Bile e Francesco Buonocore

Arrebol, luci sulla Colombia

Campagna terminata
  • Raccolti € 4.069,00
  • Sostenitori 45
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Viaggi & avventure

Una campagna di 
Alberto Bile e Francesco Buonocore

Contatti

Il Progetto

Dove? Da Bogotà ai Caraibi Colombiani
Quando? Agosto- Ottobre 2015
Chi? Alberto Bile (reporter), Francesco Buonocore (videomaker). 
Cosa? LIBRO, DOCUMENTARIO e vari REPORTAGE
Perché? Per dare voce a storie che meritano di essere raccontate


Arrebol” è un termine che non ha equivalente italiano: indica il colore rosso delle nuvole illuminate dai raggi del sole. Secondo i “mamos”, i sacerdoti indigeni della Sierra Nevada di Santa Marta, nel nord della Colombia, le prime cose ad essere create furono proprio le nuvole e gli “arreboles”. In questo progetto, si vogliono descrivere le luci, tra le nuvole, di un paese dalla sorprendente ricchezza naturale e culturale, con lo scopo di realizzare un libro e un documentario (oltre a video, foto e articoli per riviste italiane e non).
I due autori, forti anche di esperienze pregresse nel paese sudamericano, racconteranno, come non sono mai stati raccontati, alcuni aspetti simbolici della Colombia moderna, in un viaggio che li porterà da Bogotà al Mar dei Caraibi

CON IL PATROCINIO DI:
MIGRAS 
http://migras.org/
RED CULTURAL INTERNACIONAL COLOMBIA ES CULTURA http://www.colombiaescultura.org/
LIBRERIA E CASA EDITRICE DANTE & DESCARTES, Napoli  https://www.facebook.com/pages/Libreria-Dante-Descartes/
ERODOTO108 http://www.erodoto108.com/
FUNDACIÓN TRANSFORMEMOS http://www.transformemos.com/
FUNDACIÓN BIBLIOBURRO http://biblioburrosinfronteras.blogspot.it/
...altri in arrivo...

Il racconto della Colombia non può avere migliore inizio che nel Chorro de Quevedo, piazzetta del centro storico di Bogotà (e nucleo originario dell'attuale megalopoli), dove al tramonto i “cuenteros”, i raccontatori, spesso studenti di teatro, narrano storie alla gente accucciata per terra, con lo sfondo degli “arreboles” sulle Ande colombiane.
  Un'altra splendida piazza cinquecentesca di Bogotà, la Plaza  de  Bolivar, è simbolo politico e spirituale del Paese, con i  palazzi di  governo, la cattedrale, la statua di Bolívar, ma  anche i concerti, gli  artisti di strada, i mendicanti. In questo  caso il progetto amplierebbe  una ricerca, già realizzata nel  2012 da Bile per la tesi di laurea con  l'Università di Bologna,  sul ruolo di questa piazza nell'identità del  paese intero.
  Oltre la piazza, una megalopoli dalla stridente segregazione  spaziale, e dalla polarizzazione accentuata di attività economiche e  culturali. Ne deriva un contrasto di immaginari, di idee di città,  molto sentito, a volte drammatico, senz'altro “vivo”. Davanti ai nostri  obiettivi e sul taccuino, una città giovane e per molti versi entusiasta, il fermento universitario, l'accesa vita notturna, la musica onnipresente (con interviste ad artisti affermati ed emergenti). E ancora la street art, di cui Bogotà è una delle capitali mondiali, con i suoi infiniti murales.

Lasciata Bogotà, si parte verso nord, direzione Medellín, la città dell'"eterna primavera", almeno per quanto riguarda la temperatura: ha dovuto attraversare e superare un lunghissimo inverno, che l'ha resa negli anni '90 fra le città più pericolose al mondo. Ora è invece emblema della rinascita del paese, con i suoi musei, le opere di Botero, la florida movida, i parchi scientifici, l'orto botanico. Anche qui ci intrufoleremo fra le sue contraddizioni, dagli scrivani con macchina da scrivere alle innovazioni culturali.

Poi verso nord-est, passando per le bellezze coloniali di Villa de Leyva e Barichara, mete di sempre più visitatori, per San Gile i suoi sport estremi, per Paipa con le acque termali.
A Valledupar ricostruiremo la storia di una città che è passata da 3mila a 300mila abitanti in meno di un secolo, dei danni al centro storico, e di gruppi di cittadini che provano a salvare non solo le bellezze architettoniche, ma anche quelle immateriali della città capitale del “vallenato”, genere musicale fra i più  caratteristici del paese intero.
Passeremo per Aracataca, paesino d'origine di Gabriel García Marquez, e presente  in qualche modo in tanti suoi testi, in primis nella Macondo di “Cent'anni di solitudine”.

Approderemo nella Sierra Nevada de Santa Marta, la più alta catena montuosa litoranea al mondo: in soli 42 chilometri si inerpica dal livello del mare a oltre 5mila metri. In questo territorio  ricco di fiumi e dalla straordinaria biodiversità, vivono quattro  popoli indigeni, con le loro tradizioni ancestrali, basate   sull'equilibrio con la Terra.
 Da qui, verso ovest, andremo dal Biblioburro, la biblioteca a  dorso d'asino fondata da Luis Humberto Soriano Bohórquez,  abitante de La Gloria, Magdalena, nel 1997: in una terra sconvolta dalla violenza di guerriglieri, paramilitari e narcos, dove lo Stato latita e i bambini crescono ignoranti, Soriano individuò una risposta efficace nei libri. Adesso il Biblioburro ha migliaia di testi, frutto di donazioni da tutto il mondo. A queste aggiungeremo quelle della Libreria e Casa editrice Dante & Descartes di Napoli.

Poco lontano, San Basilio de Palenque: a inizio del XVII secolo gruppi di schiavi di origine africana fuggirono dal giogo spagnolo, costruendo e rifugiandosi nei “palenques”, villaggi fortificati. Per secoli hanno tramandato oralmente antichissime tradizioni che avevano radici dall'altro lato dell'Oceano: la musica, la gastronomia, la lingua stessa. Ma nel Novecento, anche per un incremento delle infrastrutture e delle relazioni con i vicini, questo patrimonio si stava perdendo. Associazioni e fondazioni, locali e non, sono però riuscite a resistere all'oblio, e a raccontare al mondo la cultura palenquera, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali e premi UNESCO.

Il viaggio si conclude osservando l'arrebol sul mare: quello di Santa Marta? Di Cartagena? Di Barranquilla? O di Buritaca, dove il fiume omonimo si lancia nell'Oceano? La fine, così come tanto altro in questo viaggio, sarà decisa dalla Colombia stessa.

Autori
Alberto Bile
, nato a Napoli nel 1987, consegue la triennale di Scienze della Comunicazione al Suor Orsola di Napoli, e la magistrale in Comunicazione pubblica e sociale all'Università di Bologna.
Durante la triennale studia a Salamanca in Erasmus e lavora a Barcellona alla Real Academia de Buenas Letras; qui prepara la tesi su “Radio e televisione in Spagna”.
Nel corso della magistrale studia un anno a Bogotà, Colombia, all'Università del Rosario, dove prepara la tesi “Bogotà 2012: realtà e immaginari urbani”.
Tornato in Italia frequenta il corso di sceneggiatura di Scuola Holden e Feltrinelli, e il Master in Reportage di Viaggio di Società Geografica Italiana e CTS. È parte dello staff del Festival della Letteratura di Viaggio 2014. Frequenta la Scuola di Scrittura di Un'Altra Galassia.
Lavora saltuariamente come traduttore dallo spagnolo e soprattutto come reporter freelance.
Ha pubblicato, per ora, su Erodoto108, Sguardi, Fuori Posto, e sul sito personale www.ovunquevada.it.
Viaggi, reportage, letteratura e cultura iberoamericana nel suo futuro.

Francesco Buonocore, nato a Napoli nel 1989, inizia a lavorare a vent'anni in campo cinematografico, squadra Fotografia.
Collabora come macchinista o elettricista in lungometraggi come “Là-Bas”e “Take Five” di Guido Lombardi, “Song 'e Napule” dei Manetti Bros, “Gli Equilibristi” di Ivano de Matteo e altri ancora.
Lavora su serie tv del calibro di “Gomorra” di Sollima e “Rex” dei Manetti Bros.
 È promosso a capoelettricista su corti e lunghi come “Ciao Mamma”, regia  Carlo Luglio, produzione Figli del Bronx, “The Parker”, regia Francesco  Ebbasta, produzione The Jackal e “Il Vuoto”, regia Raffaele Verzillo e  produzione Prodega.
 Si appassiona al ruolo di Direttore della Fotografia e svolge i suoi primi  lavori a Napoli sui corti “Teatranti” e “Pelle”, fino ad approdare a Guadalajara, Messico, dove lavora al documentario “Don Josè” di Benoit Nordin.
Oltre al cinema di finzione si interessa al documentario, e in particolare a realtà sudamericane.

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